Biopic sulla vita di John Nash, matematico ed economista statunitense premio Nobel per l’economia nel 1994, tratto dal libro di Sylvia Nasar, racconta del suo ingresso, ancora diciannovenne, all’Università di Princeton, delle intuizioni geniali per lo sviluppo della teoria dei giochi, dell’amore per la futura consorte Alicia (Jennifer Connely), la scoperta della schizofrenia, le cure con l’elettroshock, la convivenza con la malattia e il premio Nobel finale. Diretto da Ron Howard, che ha fortemente voluto girare il film, ha il merito di utilizzare la visione del protagonista, presentandoci i suoi fantasmi come persone normali, facendoci empatizzare con essi e vivere lo stesso shock di John Nash alla scoperta che non esistono. Questo permette al film di non arenarsi sul biopic ma di variare generi cinematografici e diventando, di volta in volta, spy story, love story, thriller psicologico, dramma, commedia. Russell Crowe interpreta in modo convincente il ruolo, Jennifer Connely fa da spalla senza demeriti, ma le prove da sottolineare sono quelle di Paul Bettany, nel ruolo del compagno di stanza Cherles, e Ed Harris in quello di William Parcher, spietata spia del governo americano. Un bel film che si porta meritatamente a casa quattro oscar nell’anno della Compagnia dell’anello. Russell Crowe, premiato l’anno prima, non bissa e gli viene preferito il Denzel Washington di Training Day.
Matteo Chessa
2 pensieri su “2002. A BEAUTIFUL MIND: BIOPIC CHE SA CAMBIARE”