Ci sono fumetti, come quelli di Gipi, che ti colpiscono violentemente sulla bocca dello stomaco lasciandoti senza fiato.
Ci sono fumetti che attraverso le loro strutture metaforiche ti spingono a riflettere sulla vera natura dell’uomo.
Penso a Maus e L’Eternauta, ad esempio.
E poi ci sono fumetti che paradossalmente spaventano ancora di più di qualsiasi Olocausto o guerra civile proprio perché li sentiamo più vicini a noi.
Paperi di Giulio e Marco Rincione è sicuramente uno di questi.
La trilogia dei paperi (che diventa pentalogia nella versione deluxe di Shockdom) è un intenso viaggio allucinato e allucinante che si nutre di depressione e angoscia, di pregiudizi e di prevaricazioni, di lacrime e di sangue.
Tutti i protagonisti delle storie devono confrontarsi con uno degli aspetti più malati della società moderna: il dualismo schizofrenico tra realtà ed apparenza.
I nostri paperi sono Persone (nel senso bergmaniano del termine) che indossano, per propria scelta o per imposizione, una maschera che invece di proteggerli dagli stimoli esterni li divora dall’interno.
Se in PaperUgo sono l’inquietudine e il ribrezzo a farla da padrone, con PaperPaolo scopriamo la perversione e infine con One assaporiamo fugacemente il rimorso e il senso di colpa.
Oltre ai testi di Marco, sono i magnifici acquarelli di Giulio che con i loro tratti e tonalità marcatamente espressionisti ci proiettano nostro malgrado in un mondo malato e ingiusto (quello in cui viviamo) dal quale vorremmo fuggire immediatamente.
La presenza dei topi prevaricatori che manovrano i paperi come pedine su una scacchiera spinge poi a porsi un’interessante interrogativo: è vero che in questo mondo non ci è concessa alcuna scelta oppure è solo una nostra scusa per non agire e cambiare la realtà delle cose?
A voi il compito di rispondere a quest’ingombrante domanda.
Francesco Pierucci